I dati sul consumo alimentare

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Dall'ufficio Stampa di Codici

I dati sul consumo alimentare

I dati sul consumo alimentare

Lo scenario mondiale in tema di alimentazione umana fornisce purtroppo un quadro negativo dello stato dell’alimentazione nel mondo.

Emerge un evidente divario nella popolazione tra chi non ha cibo sufficiente per il proprio sostentamento e situazioni di eccesso e conseguente spreco di cibo e di risorse. Uno scenario ancor più preoccupante se si pensa come un terzo del cibo prodotto sul pianeta viene sprecato senza neanche arrivare a tavola: con il cibo che finisce tra i rifiuti, si potrebbero sfamare 200 milioni di persone. Si tratta del cosiddetto “spreco alimentare”, ossia quella parte di cibo che viene acquistata ma non consumata e che, quindi, finisce nella spazzatura.

Ebbene, in un mondo in cui si parla di incrementare la produzione alimentare del 60- 70% per nutrire una popolazione destinata a crescere sempre di più, uno dei paradossi più preoccupanti è costituito proprio dallo spreco del cibo prodotto a livello globale. Recenti stime indicano come in un anno va perduto circa il 30% del cibo prodotto per uso umano. Tale perdita, oltre che per un mancato consumo, può verificarsi per svariate cause, e ciò può accadere sia durante la produzione agricola e la successiva lavorazione e sia durante la conservazione e la vendita.

Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), in tutto il mondo vengono prodotte 3,9 miliardi di tonnellate di cibo di cui 1,3 miliardi di tonnellate sprecate ogni anno, ossia 4 volte la quantità di cibo necessaria a sfamare 795 milioni di persone denutrite nel mondo. Uno spreco inaccettabile soprattutto se si considera che nel mondo milioni di persone soffrono la fame e che tutto il cibo sprecato basterebbe a sfamare circa 2 miliardi di persone al mondo. In Europa si sprecano, in media, circa 180 kg di cibo pro-capite all’anno. Il triste primato dello spreco è rappresentato dall’Olanda con 579 Kg pro-capite l’anno mentre il Paese più virtuoso risulta essere la Grecia con i suoi 44Kg pro-capite l’anno. Si precisa inoltre che i mercati hanno – già da diversi anni – puntato a economie di scala e volume, rafforzando i modelli “specializzati, industrializzati e finanziarizzati” che caratterizzano gli attuali sistemi alimentari. Difatti, i beni alimentari rappresentano il settore più importante dell’industria manifatturiera dell’Unione Europea, con una presenza di piccole e medie imprese di oltre il 90%, distribuite soprattutto nel Sud dell’Europa.

L’eccessivo consumo di beni alimentari in Europa, peraltro, porta all’emergere di problemi legati alla salute dei cittadini: il 55% della popolazione adulta europea è sovrappeso od obesa, con un coinvolgimento di un bambino ogni quattro, dato che aumenta fino a più di un terzo in alcuni Paesi. Contrariamente, nei Paesi in via di sviluppo, lo spreco alimentare dipende in primis da inadeguate ed insufficienti modalità di preparazione e conservazione del cibo – quasi nullo invece il c.d. spreco domestico. Con i suoi 149 kg pro-capite l’anno, l’Italia si piazza circa a metà strada tra i due esempi citati, complice la crisi economica globale che sembra aver ridotto lo spreco alimentare addirittura del 57% spingendo gli italiani ad approcciare alla spesa in modo più razionale ed oculato. Ma, questi dati sono – purtroppo – da affiancare al problema dell’obesità. Infatti, venticinque milioni di italiani sono in sovrappeso o obesi, tra questi molti sono gli under 18.

L’Osservatorio sugli sprechi ha rilevato che tra i prodotti più sprecati a livello domestico in Italia, si trovano i prodotti ortofrutticoli (17%), il pesce (15%), la pasta e il pane (28%), le uova (29%), la carne (30%) e latticini (32%). Tradotto in termini di costi abbiamo una perdita di circa 450 euro l’anno a famiglia. Il tema dello spreco alimentare, come abbiamo potuto osservare, è un tema di fortissima valenza a livello nazionale. Da tempo il Ministero dell’Ambiente – ed in particolar modo la Direzione dei rifiuti e l’inquinamento – se ne occupa. Sul punto, si ricorda il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, adottato dal Ministero con Decreto direttoriale del 7 ottobre 2013. Ebbene, un tema delicato ed attuale quello sullo spreco alimentare: «Ben 800 milioni di persone non riescono a mangiare e, al contrario, 600 milioni di persone mangiano troppo. A questo si aggiunge la gravità del fatto che il 30% del cibo viene buttato» Sergio Costa, quando era Ministro dell’Ambiente «In Italia sprechiamo ancora 6,5 miliardi di euro di cibo all’anno. Non possiamo permetterlo, la lotta agli sprechi è una delle nostre priorità» Teresa Bellanova, quando era Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

Dunque, non può non emergere come l’attenzione degli italiani contro lo spreco alimentare è in aumento: il 68% dichiara che l’ultimo decennio è stato decisivo per approcciare la gestione del cibo in modo più consapevole; mentre per il 24% l’attenzione è rimasta inalterata. Determinanti, per 1 italiano su 2, i grandi paradossi e le disuguaglianze nel mondo, quindi un aspetto etico-sociale. Per quasi 6 italiani su 10 (57%) ha contato la sensibilizzazione fatta negli ultimi anni attraverso la veicolazione di dati e la sensibilizzazione di campagne informative e iniziative coinvolgenti sul tema spreco, che ha raggiunto oltre 1 italiano su 5 (23%). Un po’ meno sono passati i messaggi della 7 produzione/grande distribuzione (14%), dei media (12%) e le raccomandazioni di singoli personaggi autorevoli (5%).

«Sei anni fa 1 italiano su 2 dichiarava di gettare cibo quasi ogni giorno, nel 2019 solo l’1% degli intervistati ha dichiarato di cestinare il cibo quotidianamente. Molto resta da fare, tuttavia: lo spreco del cibo resta saldamente in testa alla nefasta ‘hit’ degli sprechi per il 74% degli italiani. Seguono lo spreco idrico (52%), gli sprechi nella mobilità (25%), di energia elettrica (24%) e in generale legati ai propri soldi (16%)» Andrea Segrè, Fondatore e Presidente di Last Minute Market. 7 italiani su 10 (dunque, circa il 66%) ritiene che ci sia una connessione precisa tra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo. Difatti, al momento dell’acquisto l’attenzione del consumatore si concentra sugli aspetti della salubrità del cibo e del suo valore per l’impatto sulla salute, così come sugli elementi di sicurezza alimentare. Per attingere informazioni sulla salubrità e sul valore del cibo che si intende acquistare, essenziali si confermano le etichette. Il 64% dei consumatori dichiara di consultare l’etichetta posta sui beni al momento dell’acquisto come garanzia di sicurezza del prodotto; mentre 1 italiano su 2 (51%) attribuisce valore alla stagionalità dei prodotti, come garanzia di scelta alimentare corretta.

Al di là delle percentuali riportate, sembrerebbe che l’asticella dell’attenzione per la questione spreco alimentare si sia notevolmente alzata negli ultimi anni: lo dichiarano d’altra parte 7 italiani su 10 (68%) per i quali l’ultimo decennio è stato decisivo per approcciare la gestione del cibo in modo più consapevole, mentre per il 24% l’attenzione è rimasta inalterata. Secondo il rapporto SOFA 2019 redatto dalla FAO, la spesa è un rito che la maggior parte degli italiani compie settimanalmente (37%) oppure 2-3 volte alla settimana (32%). Lo spreco di cibo domestico vale fra il 75 e l’80% della filiera complessiva che parte dal residuo e 8 dalle perdite nei campi e attraverso gli sprechi nella produzione e distribuzione arriva a quello domestico. Secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio Waste watcher di Last minute market ed Swg – Campagna Spreco Zero del 2019, dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura, lo spreco domestico vale complessivamente 8 miliardi di euro all’anno, ovvero circa 30 euro mensili a famiglia per 600 grammi circa di cibo sprecato (si precisa che lo spreco domestico dichiarato nei sondaggi è quello percepito e non quello reale).

In conclusione, fare la spesa in modo consapevole è uno dei più potenti strumenti in nostro possesso per evitare costi inutili, sfruttamenti di animali e materie prime, malattie e dispersione di rifiuti. Un’attenzione al prodotto, alla sua provenienza, alla stagionalità e al suo confezionamento permetterà di risolvere moltissime criticità in tema di spreco alimentare. Scegliere prodotti in modo consapevole è un primo piccolo passo verso il risparmio.