Investire in criptovalute

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Investire in criptovalute

Oggi giorno l’investimento, soprattutto online, fa gola a sempre più persone, molte di queste non informate in merito.

Come si investe in criptovalute

L’investimento in criptovalute può avvenire in due modi: ricorrendo agli exchanges oppure ai broker online per trading CFD in criptovalute. La differenza sostanziale sta nella scelta del tipo di operazione da intraprendere e nell’optare se puntare o meno all’acquisto diretto delle monete digitali. I crypto exchange consentono l’acquisto diretto delle criptovalute, mentre i broker operano principalmente con i contratti per differenza. In entrambe le situazioni si può operare con bassi costi di commissione sulle operazioni di compravendita sulle crypto.

L’investimento attraverso il trading online in CFDs

Per questo tipo di investimento è necessaria l’iscrizione su un broker. Questa opportunità è regolamentata da appositi organi di controllo, che forniscono l’accesso a una piattaforma di trading molto intuitiva e semplice da utilizzare. Come anticipato, seguendo questo schema, è necessario operare con contratti per differenza e scegliere di vendere o acquistare tali contratti in base alle dinamiche di mercato del momento.

I consigli della Consob

Anche se regolamentata, questa procedura presenta sempre dei rischi per gli investitori. Un possibile investitore deve fare molta attenzione, perché non sempre è facile tornare indietro e recuperare i soldi investiti. Consob riporta alcuni campanelli d’allarme che è bene cogliere al fine di tutelarsi da potenziali truffe:

  • Difficoltà nell'identificare la società di riferimento. Conoscere la vera ed esatta denominazione della società che propone l'investimento è la prima cautela da adottare, perché solo così possiamo verificare se la stessa sia presente negli albi dei soggetti autorizzati alla prestazione dei servizi d'investimenti dalla Consob o da altre Autorità. Se la società non è presente sul sito della Consob fra le imprese autorizzate (o sugli elenchi della Banca d'Italia), non bisogna assolutamente investire.
  • Sede sociale dell'impresa che propone investimenti in paradisi fiscali, posti esotici o presso indirizzi di comodo. È molto importante, prima di investire, individuare la nazionalità di chi propone investimenti. Anche se il sito è tutto in italiano, e anche chi vi propone e segue gli investimenti parla italiano, non è assolutamente detto che la società abbia la sede nel nostro Paese. Ad oggi nessuna società extra-comunitaria è oggi autorizzata a prestare servizi d'investimenti in Italia.
  • Promessa di rendimenti molto più alti di quelli presenti sul mercato. Alla promessa di alti rendimenti corrispondono di regola rischi molto elevati o, in alcuni casi, addirittura tentativi di truffa.
  • Tecniche di incentivo all'investimento e ricorrenti guadagni iniziali. Le società abusive sono molto prodighe nell'offrire bonus o incentivi vari di benvenuto. Solitamente si invitano i futuri clienti solo a "provare" la piattaforma, dicendo che si possono investire anche piccole somme nella disponibilità di tutti. Questa manovra porta in realtà alla perdita di tutto il capitale investito e in alcuni casi il guadagno è solo virtuale perché quando si vuole disinvestire le somme non vengono mai restituite.
  • Modalità con cui si è stati contattati. Una delle modalità di contatto ancora preferita è quella telefonica che è particolarmente insidiosa, in quanto il malcapitato viene preso alla sprovvista ed è naturalmente portato a non meditare con la dovuta attenzione su quello che va a fare. Altre modalità di contatto sempre più diffuse sono l'invio di e-mail nelle quali si riportano i link delle imprese d'investimento, o i banner o pop up che si aprono durante la navigazione. Altra forma classica di contatto è il passaparola che oggi, all'epoca di internet, può anche manifestarsi per mezzo dei "forum di finanza" nei quali, tra l'altro, a volte si nascondono persone riconducibili alle società abusive in cerca di nuovi clienti.
  • Difficoltà nella restituzione delle somme investite. Spesso, infatti, dopo la richiesta di rimborso la società adduce scuse il più delle volte irragionevoli, pone in atto atteggiamenti dilatori, chiede documentazione suppletiva o afferma di essere sempre in procinto di provvedere.

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