Codici: la Ctu “libera” le Fonti del Peschiera

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Dall'ufficio Stampa di Codici

Codici: la Ctu “libera” le Fonti del Peschiera

Codici: la Ctu “libera” le Fonti del Peschiera

C'era una volta una delibera del marzo 2003 con cui il consiglio comunale di Cittaducale approvava la convenzione tra l'ente locale e Acea Spa per l'ampliamento dell'area di protezione delle sorgenti del Peschiera.

Siamo in provincia di Rieti e questo potrebbe essere l'inizio di una favola a lieto fine per i cittadini.

L'Associazione Codici, infatti, ha ricevuto l'esito della Consulenza Tecnica d'Ufficio relativa al procedimento avviato presso il Commissariato per la liquidazione degli usi civici del Lazio. Si tratta di un atto istruttorio che apre nuovi, importanti scenari.

“La Ctu – dichiara il Segretario Nazionale dell'Associazione Codici Ivano Giacomelli – dice che i terreni sopra il Peschiera, l'acquedotto di Roma, sono demaniali, coperti da usi civici e pertanto non potevano essere venduti. Adesso la vicenda passa nelle mani del giudice, al quale torniamo a chiedere l'annullamento della vendita”.

Un bene primario come l'acqua non può essere ceduto, ma deve essere mantenuto al servizio della collettività. Ne è convinta l'Associazione Codici, che sottolinea lo strano atteggiamento di alcuni soggetti in questa vicenda. “Sulle Fonti del Peschiera – commenta il Segretario Nazionale dell'Associazione Codici Ivano Giacomelli – abbiamo fatto una battaglia accompagnata dal silenzio assordante dei comitati per l'acqua pubblica. È curioso come queste associazioni sono sempre pronte a fare polemica, poi su vicende così importanti sono assenti”.

Rispettare il patrimonio pubblico sottoposto a demanio e difendere l'acqua pubblica. È il doppio binario su cui si è mossa in questi anni l'Associazione Codici, che ora chiede che venga fatta giustizia. “Avevamo definito la vendita delle Fonti del Peschiera un atto scellerato – afferma il Segretario Nazionale Ivano Giacomelli – oggi, alla luce dell'esito della Ctu, riteniamo che i terreni debbano essere restituiti alla comunità e che Acea debba pagare i danni causati”.