Decreto ingiuntivo, pignoramento, conto in rosso: che fare?

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Dall'ufficio Stampa di Codici

Decreto ingiuntivo, pignoramento, conto in rosso: che fare?

Decreto ingiuntivo, pignoramento, conto in rosso: che fare?

Una difficile situazione economica può avere serie conseguenze. Quando non si riesce a far fronte alle scadenze mensili, è possibile ritrovarsi poi con il conto corrente in rosso oppure essere oggetto di un decreto ingiuntivo o di un pignoramento.

Conto in rosso

Non è detto che la banca proceda immediatamente nei confronti di un cliente che si ritrova con il conto corrente in rosso. Se quest’ultimo è affidabile e si trova in una situazione difficile momentanea, non sono previsti rilievi formali. È prevista, invece, la diffida con richiesta di pagamento del dovuto e rientro dello scoperto nel momento in cui la fase di rosso dovesse protrarsi a lungo. Non solo. Si rischia anche la segnalazione alla centrale dei rischi presso la Banca d’Italia, diventata obbligatoria e che prevede l’inserimento in un archivio, dove gli istituti di credito possono valutare la posizione economica dei potenziali clienti. È facile intuire le conseguenze per chi finisce tra i debitori, basti pensare solo alla necessità di chiedere un prestito. Gli strumenti per evitare di sprofondare nel rosso ci sono ed è anche possibile chiudere un conto corrente in rosso, senza costi di chiusura o commissioni, ma con l’obbligo di pagare gli interessi moratori scaturiti dai giorni di scoperto. Quel che è certo è che in caso di difficoltà, è bene contattare il proprio istituto per chiarire la situazione e, se non si dovessero trovare soluzioni al conto in rosso, rivolgersi ad un esperto per capire come procedere per il meglio. Perché se è vero che la soluzione più semplice per risolvere la problematica è pagare prima possibile lo scoperto, è altrettanto vero che bisogna capire i modi ed i tempi per poterlo fare, senza peggiorare ulteriormente la situazione.

Decreto ingiuntivo

Il decreto ingiuntivo è un ordine del giudice che condanna a pagare una determinata somma o a restituire una cosa mobile. In questi casi, chi riceve tale provvedimento ha 40 giorni per fare opposizione, a partire dal giorno della notifica. Per ricorrere a questa soluzione bisogna avvalersi di un avvocato, con cui bisognerà intentare una causa nei confronti del creditore al fine di dimostrare che il debito è stato saldato, che i conti sono errati, che il debito non esiste oppure che ci sono errori di forma. È chiaro, quindi, che prima di procedere all’opposizione è opportuno valutare se ci sono le condizioni per farlo. Di sicuro, un primo parere dell’avvocato può aiutare a chiarire la situazione e permettere di capire come procedere, in quanto il legale si occuperà di verificare la documentazione ed analizzare la situazione.

Pignoramento

Il pignoramento è una procedura ordinaria con cui si punta al recupero di un credito, è indirizzata ad un deposito bancario o postale e scatta quando il debitore non dispone di immobili o mobili da mettere a garanzia. Il creditore deve notificare al debitore titolo esecutivo, atto di precetto e atto di pignoramento. La banca o la posta attuano il divieto di prelievo al debitore, che viene citato in udienza. A quel punto il giudice stabilirà quanto deve essere restituito e come. Naturalmente chi subisce un pignoramento può difendersi. Ad esempio, ci sono 60 giorni per poter chiedere la rateizzazione del debito. È chiaro che la situazione che si crea con un pignoramento è estremamente delicata. Anche in questo caso, l’assistenza di un avvocato può risultare determinante, già a partire dalla verifica della correttezza del pignoramento.

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