Roma, Ospedale San Camillo: muore dopo 21 ore di attesa su una sedia a rotelle

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Dall'ufficio Stampa di Codici

Roma, Ospedale San Camillo: muore dopo 21 ore di attesa su una sedia a rotelle

Roma, Ospedale San Camillo: muore dopo 21 ore di attesa su una sedia a rotelle

Muore dopo ventuno ore di attesa sulla sedia a rotelle e dopo essere stata classificata al Pronto Soccorso dell'Ospedale San Camillo come Codice Verde.

Il dramma è stato vissuto da un’anziana donna di 81 anni, poi deceduta, e dalla sua famiglia.
Dalle dichiarazioni del direttore generale sembrerebbe che l’ospedale abbia fatto tutto il possibile, dall’elettrocardiogramma alla Tac, in realtà dalle parole dei familiari della signora si evincono la sofferenza e la lenta agonia che la donna ha dovuto subire prima di essere sottoposta, ormai troppo tardi, alla Tac.
Quasi 24 ore di attesa su una sedia a rotelle prima che il suo caso venisse preso in degna considerazione.
“Fanno indignare le parole del Direttore Generale – commenta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – che dice “Appena arrivata aveva la tipica condizione del problema cardiaco” , una patologia seria sembrerebbe – prosegue Giacomelli – alla quale tuttavia viene assegnato il Codice Verde”.
Fanno paura ed indignano le parole dei medici che liquidano le morti dei pazienti con un ”non c’era niente da fare” come a volersi scaricare la coscienza da qualsiasi senso di colpa che pure, in vari casi, dovrebbero avere.
“Il fatto che un direttore generale intervenga per escludere le responsabilità dell’ospedale è storia talmente vecchia da essere quasi marcia. Vogliamo chiarezza anche su questo caso – continua il Segretario Nazionale.
Il Lazio è la terza regione d’Italia per casi di malasanità, è al terzo posto  per quanto riguarda i decessi legati a presunti casi di malasanità, con 24 morti. Sono invece 21 i casi di presunti errori.
“Numeri che fanno rabbrividire – conclude Giacomelli - annunciamo un esposto alla Procura della Repubblica affinché indaghi sulle ragioni della morte della donna, sul ritardo dell’intervento  e verifichi se una tempestiva diagnosi avrebbe salvato la signora”.