La crisi della sanità laziale

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Dall'ufficio Stampa di Codici

La crisi della sanità laziale

La crisi della sanità laziale

“Primum, non nocere”, “per prima cosa, non nuocere”, è l’insegnamento ippocratico e il primo comandamento dell’arte sanitaria ma l’errore, che deriva da omissioni, imprudenze, negligenza, è purtroppo insito nella pratica del curare e nei nostri ospedali, dal Sud al Nord, fatta eccezione per qualche rara eccellenza, diventa per il paziente sempre più difficile fidarsi di chi lo ha in cura.

Il Lazio è una delle Regioni italiane in cui la situazione sanitaria è di assoluta gravità:

crisi dell’Ares 118. Secondo la CGIL Roma e Lazio, il parco macchine della regione sarebbe inferiore rispetto a quello previsto dalla normativa di 39 ambulanze. Infatti, il totale delle ambulanze dovrebbe essere pari a 225 contro le 186 del Lazio. Dai dati del 2009, inoltre, mancherebbero 159 medici, 478 infermieri, 531 autisti, 679 barellieri,
infezioni ospedaliere ed errori sanitari causati da negligenza degli operatori sanitari. Secondo i dati del “Rapporto della commissione d’inchiesta sulla sanità”,  tra la fine di aprile del 2009 e il 25 gennaio del 2011, si sono verificati diciannove presunti errori sanitari e altri tredici casi di malasanità. Dei 19 presunti errori – su cui sono in corso accertamenti da parte della magistratura – 11 hanno portato alla morte del paziente,
tempi d’attesa fuori controllo. Le cause del disservizio possono essere dipendenti anche dall’eccessiva attività professionale intramoenia. Mentre gli italiani spendono in media 21 euro pro capite per l’intramoenia, nel Lazio i cittadini ne sborsano 25,
totale assenza delle necessarie verifiche del risultato,
secondo la Corte dei Conti il danno erariale contestato relativo alla malasanità è di ben oltre 130 milioni di euro  nella regione Lazio. A livello nazionale è di 254 milioni di euro. Esso è quasi totalmente concentrato nella nostra regione.
Di fronte a questo scempio, Codici si indigna e lancia nel 2010 una campagna, “Indignamoci, ci scippano la salute e la dignità” che ha come obiettivo quello di opporci alla proposta di legge bipartisan, attualmente in Commissione Sanità al Senato. I nostri politici, infatti, non paghi dei risultati disastrosi ottenuti fino ad ora stanno pensando di risolvere il problema malasanità e responsabilità alla radice. Medici ed infermieri non risponderanno più dei danni che causano ai pazienti in conseguenza di imprudenza, imperizia e negligenza, neanche dal punto di vista disciplinare. Queste proposte di legge vogliono escludere la responsabilità anche per colpa grave.
Attualmente “Indignamoci” è anche un osservatorio che raccoglie le segnalazioni dei cittadini sui casi di malasanità.
“Vogliamo riportare al centro del sistema sanitario il cittadino – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – per questo è stata redatta dalla nostra Associazione una proposta di legge regionale sui diritti del malato. All’interno di essa richiamiamo la centralità della persona e la salute come diritto fondamentale dell’individuo. Auspichiamo che la politica locale e regionale possa farsi finalmente portavoce di un tale cambiamento, scontato ma fino ad ora mai raggiunto”.
Lo scopo che ci siamo prefissati è stato quello di realizzare un testo di “indirizzo di politica sanitaria” utile a sanare quelle sacche di inefficienza che fanno della nostra Regione una delle peggiori d’Italia.