Codici: il Tribunale condanna la Asl Lecce per la gestione degli anziani in una Rsa

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Dall'ufficio Stampa di Codici

Codici: il Tribunale condanna la Asl Lecce per la gestione degli anziani in una Rsa

Codici: il Tribunale condanna la Asl Lecce per la gestione degli anziani in una Rsa

Una brutta storia, soprattutto in un momento come questo in cui parlare di Rsa è quanto mai doloroso.

Il Covid-19 in questo caso non c'entra, la vicenda ruota intorno all'assistenza agli anziani ospitati in una Residenza Sanitaria Assistenziale salentina, che ha vinto la sua battaglia legale contro la Asl Lecce grazie all'avvocato Stefano Gallotta, Coordinatore di Codici Puglia. Con sentenza numero 820/2020, il Tribunale di Lecce ha infatti condannato l'azienda sanitaria al pagamento di circa 68mila euro per indennizzi, interessi e spese legali nei confronti della società che ora gestisce la Rsa.

La storia

"Nel 2006 – spiega l'avvocato Stefano Gallotta – la Asl Lecce 1 aveva affidato ad una cooperativa sociale il servizio di assistenza sociosanitaria residenziale per 42 posti letto in una residenza protetta salentina. Nel maggio 2009, la società subentrante che attualmente gestisce la struttura, ha comunicato all'azienda sanitaria l'imminente sfratto per morosità della cooperativa, invitandola più volte a adottare i provvedimenti necessari per tutelare gli anziani ospiti, senza però ricevere risposta. Pochi mesi dopo, a luglio, avviene lo sfratto – prosegue il Coordinatore di Codici Puglia – e da quel momento inizia la disputa risolta in parte oggi dal Tribunale. La società che gestisce attualmente la struttura ha infatti continuato a garantire l'assistenza agli anziani, nonostante spettasse alla Asl Lecce 1 il compito di ricollocarli in un'altra Rsa, oltre che pagare la quota alla cooperativa subentrata, importo dovuto a titolo di ingiustificato arricchimento".

La sentenza del Tribunale

A mettere un primo punto sulla vicenda, come detto, ci ha pensato il Tribunale. Nella sentenza emessa si legge che "non è revocabile in dubbio che l'Asl abbia fruito dell'accrescimento patrimoniale conseguente al mancato esborso delle quote di cui sarebbe stata gravata qualora i medesimi pazienti, all'indomani dello sfratto, fossero stati ricollocati in altra Rsa convenzionata come quella da cui provenivano; entrambe le suddette modifiche patrimoniali sono avvenute in assenza di causa giuridicamente significativa".

Sulla scorta di tali considerazioni, è stato accolto parzialmente l'atto di citazione della società, accogliendo il ricorso fino a maggio 2010, quando è arrivata la prima comunicazione con cui la Asl rifiutava la prestazione.

L'appello

"Questa sentenza – commenta l'avvocato Stefano Gallotta – ci soddisfa solo parzialmente, nella parte in cui riconosce non solo la legittimità, ma anche il senso di responsabilità nell'operato della Rsa. Stiamo però presentando l'appello per le differenze indennitarie relative al periodo successivo al maggio 2010, a nostro avviso ingiustificatamente negate. Di certo la struttura, dinanzi all'inaccettabile silenzio dell'Ente, non avrebbe potuto mettere in strada gli anziani non autosufficienti o adottare provvedimenti lesivi della loro salute e dignità: ha fatto tutto ciò che era giusto fare, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche etico. In questo periodo in cui si parla tanto dei contagi nelle strutture sociosanitarie – conclude il Coordinatore di Codici Puglia – è giusto rimarcare che ci sono tante Rsa che stanno operando e hanno sempre operato con grande senso di responsabilità e rispetto per gli ospiti".